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 Sujet du message : masque de San Miniato
Message Publié : 03 Juin 2023 18:04 
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http://sanminiato.chiesacattolica.it/la ... -euteleti/

La maschera di Napoleone Buonaparte conservata all’Accademia degli Euteleti
di Luca Macchi


La storia che sta dietro alla Maschera funebre di Napoleone conservata a San Miniato ha il fascino di un romanzo. La recente scoperta di due scritti inediti aiuta a far luce su come sia arrivata nella città della Rocca.
Martedì 29 Giugno 2021 è stata inaugurata al Monastero di Santa Chiara a San Miniato la mostra «Noi e N». La mostra, della quale chi scrive è uno dei curatori, ha senza dubbio il pregio di riunire in un solo luogo documenti, cimeli che la famiglia Buonaparte ha lasciato a San Miniato nel corso dei secoli senza dimenticare la memoria della visita di Napoleone al Canonico Filippo Buonaparte. Dipinti, oggetti, documenti provenienti dal Museo Diocesano, dall’Accademia degli Euteleti, dall’Archivio Storico del Comune e dalla Fondazione Cassa di Risparmio e da Crédit Agricole. Il materiale esposto è una minima parte di quanto è presente a San Miniato. Tra i cimeli più interessanti è senz’altro la cosiddetta maschera funebre di Napoleone della quale qui proviamo brevemente a ricostruire la storia.


La «maschera» si presenta nella sala delle adunanze come se fosse da sempre parte degli importanti cimeli dell’Accademia. Il primo ad averne fatto oggetto di studi e approfondite ricerche è stato Dilvo Lotti che, dalla seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso, l’ha portata alla conoscenza degli studiosi presupponendo fin dall’inizio una possibile relazione con i calchi realizzati alla morte dell’Imperatore dai due medici presenti a Sant’Elena, Francis Barton e Francesco Antonmarchi. Dilvo Lotti andava dritto all’origine del calco, ricostruendo anche i rapporti e i contatti avvenuti tra i Buonaparte di Corsica e quelli di San Miniato. Cercava tra i personaggi dell’epoca quelli che potevano avere svolto un ruolo sulla presenza del prezioso cimelio a San Miniato. In un primo momento quello che avrebbe potuto essere il protagonista veniva individuato in Pietro Bagnoli, poeta istitutore del Granduca Leopoldo II a Vienna e che aveva incontrato Napoleone. Pietro Bagnoli, samminiatese, poeta importante è tra i fondatori della Accademia degli Euteleti nel 1822, cioè solo un anno dopo la morte di Napoleone Buonaparte.
Il poeta e canonico Pietro Bagnoli poteva essere entrato in possesso del prezioso calco passandolo da subito alla nascente Accademia. Altra ipotesi alla quale Lotti credeva era basata sul viaggio M documentato di Antonio Canova, autore di vari importanti ritratti dell’Imperatore, da Possagno a Roma del novembre 1821 e su una ipotetica sosta a Firenze. Queste sono le ipotesi, del tutto corrette e logiche dobbiamo dire, sulle quali si incentrava l’attenzione di Dilvo Lotti in un momento in cui non era a conoscenza di documenti. Il viaggio di Canova a Roma, con la ipotetica ma credibile sosta a Firenze, coincide per di più con il periodo in cui anche il dottor Francesco Antonmarchi è a Firenze, documentato dall’ottobre 1821 al gennaio 1822. La maschera sarebbe stata a disposizione di Antonio Canova per una scultura celebrativa già progettata, ma Canova a causa della salute rinuncia alla commissione. La maschera rimane a Firenze? Se si, il giovane Granduca Leopoldo II, a conoscenza dei rapporti di Napoleone con San Miniato, potrebbe averla donata a Pietro Bagnoli e questo averla passata alla nascente Accademia degli Euteleti. Dilvo Lotti da pittore quale era accostava la maschera degli Euteleti a ritratti dei vari pittori dell’epoca rilevando in alcune occasioni una notevole somiglianza come con il ritratto di Napoleone di Andrea Appiani. Lotti stesso per i ritratti che ha dedicati a Napoleone ha preso come modello la maschera degli Euteleti.
È stato proprio cercando le relazioni con le altre maschere mortuarie dell’Imperatore che si apre una nuova strada da percorrere. La maschera degli Euteleti presenta divergenze rispetto alle altre maschere funebri conosciute. Il volto pieno, florido e curato della maschera di San Miniato non sembra coincidere con le descrizioni dell’aspetto fisico dell’imperatore negli ultimi giorni di vita nell’isola di Sant’Elena. Questo porterebbe a pensare ad una formatura eseguita su un vivente. Può quindi essere avanzata l’ipotesi, tutta da provare, che la maschera dell’Accademia degli Euteleti mostri il volto di Napoleone più giovane e in piena attività che non avesse il tempo di sottoporsi a ore di posa per soddisfare le continue richieste di ritratti ufficiali. Anche questa è una ipotesi corretta. Però qualcosa non torna. Se ipotizziamo la presenza della Maschera agli Euteleti fin dal suo nascere allora dobbiamo chiederci perché uno studioso come Giuseppe Rondoni, Euteleta, non ne fa menzione nel suo libro «Memorie storiche di San Miniato» del 1891. Nel libro Rondoni dedica un paragrafo alla famiglia Buonaparte, ma non cita il cimelio. Anche lo storico Humbert Pierantoni in un suo scritto sulla Nuova Italia pubblicato a Parigi il 16 Novembre 1933 dal titolo «San Miniato: berceau des Buonaparte» non fa nessun cenno della Maschera. Perché? Semplicemente perché la maschera non era ancora agli Euteleti.
Oggi sappiamo che la maschera è entrata a far parte del patrimonio dell’Accademia degli Euteleti tramite una donazione. Una donazione importante che vede protagonisti altri personaggi. Il primo è l’allora presidente dell’Accademia, il canonico Francesco Maria Galli Angelini, che firma una lettera su carta intestata indirizzata al professor Flaminio Bertoni dove, in data 28 giugno 1951, scrive «Ill.mo sig. Professore, Mi onoro significarLe che sabato scorso, a mezzo di un nostro concittadino residente a Milano ed a noi interessato, ci è pervenuta in ottime condizioni la maschera mortuaria dell’Imperatore Napoleone I, da lei gentilmente donataci». Concludendo la missiva così: «Con i saluti che i Sigg. coniugi Gaioni mi incaricano di trasmetterLe». L’altro protagonista della vicenda è il pittore Antonio Luigi Gajoni. Si apre la nuova strada da seguire non meno interessante della prima. Anton Luigi Gajoni (Milano, 1889 – San Miniato, 1966) è stato un pittore molto importante, ha abitato e lavorato a San Miniato dal 1940 al 1966 anno della sua morte. È stato insegnante presso il Seminario vescovile, socio della Cassa di risparmio di San Miniato, socio ordinario dell’Accademia degli Euteleti. Gajoni ha vissuto a Parigi dal 1928 al 1940. Nella capitale francese entra in diretto contatto con i grandi delle avanguardie e soprattutto con quegli artisti italiani che faranno gruppo esponendo sotto il nome di “Italiens de Paris”. Tra i nomi illustri quelli di De Chirico, Savinio, Campigli, Severini, Paresce, De Pisis, Tozzi e altri. È in questo gruppo di Italiani residenti a Parigi negli anni Trenta che incontra e stringe amicizia con Flaminio Bertoni (1903-1964) scultore, che lavora alla casa automobilistica Citroën. Dopo l’occupazione della Francia da parte dei nazisti la famiglia Gajoni si trasferisce a San Miniato dove risiedevano i parenti della moglie Lina. I rapporti di amicizia con i coniugi Gajoni e la provenienza della Maschera dalla donazione di Flaminio Bertoni viene confermata anche dagli stessi eredi di Bertoni. Nel corso di studi che ho condotto su Gajoni ho trovato una lettera, che ci fornisce ulteriore conferma di essere stato lui l’anello di congiunzione con Flaminio Bertoni. Gajoni mentre si trova a Genova per eseguire gli affreschi nella chiesa della SS.ma Annunziata di Sturla scrive al canonico Galli-Angelini in data 29 luglio 1950 per metterlo al corrente dei suoi lavori nella chiesa e ad un certo punto leggiamo: «Ho una buona notizia: Napoleone è a Milano (sig. Benvenuti, via Salvini, 1 Milano). Non so cosa ha combinato il mio amico, dice che è un esemplare che pare provenga dal Museo di Cluny». Il suo amico è Flaminio Bertoni che recapita o fa recapitare la Maschera a casa del signor Benvenuti il «nostro concittadino residente a Milano ed a noi interessato» a cui si riferisce il Canonico Galli nella sua lettera del Giugno 1951 e che provvede a farla pervenire a San Miniato in «ottime condizioni». Le ricerche sulla Maschera degli Euteleti riprendono da Museo di Cluny.

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"Tant que les Français constitueront une Nation, ils se souviendront de mon nom."

Napoléon.


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 Sujet du message : Re: masque de San Miniato
Message Publié : 03 Juin 2023 18:09 
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Nous avons été contraint de refaire une étude sur le masque de San Miniato, la précédente ayant été purement et simplement supprimée par François Lecolley (alias Fabrice Hémery, alias Averell), ancien secrétaire bénévole de Chantal Colombo. L'article ci-dessous apporte de nombreux éléments sur l'histoire de ce "masque", qui n'est seulement qu'une sculpture sur bois.

viewtopic.php?f=3&t=669

Le masque de Napoleone Buonaparte conservé à l'Accademia degli Euteleti
par Luca Macchi


L'histoire du masque funéraire de Napoléon conservé à San Miniato a le charme d'un roman. La découverte récente de deux écrits inédits permet de faire la lumière sur son arrivée dans la cité de la Rocca.
Le mardi 29 juin 2021, l'exposition «Noi e N» a été inaugurée au monastère de Santa Chiara à San Miniato. L'exposition, dont l'écrivain est l'un des commissaires, a sans aucun doute l'avantage de rassembler en un seul lieu des documents, des reliques que la famille Buonaparte a laissées à San Miniato au fil des siècles sans oublier le souvenir de la visite de Napoléon au chanoine Philippe Bonne partie. Peintures, objets, documents du Musée Diocésain, de l'Accademia degli Euteleti, des Archives Historiques de la Municipalité et de la Fondation Cassa di Risparmio et du Crédit Agricole. Le matériel exposé est une petite partie de ce qui est présent à San Miniato. Parmi les souvenirs les plus intéressants figure sans aucun doute le masque dit funéraire de Napoléon dont nous tenterons ici de reconstituer brièvement l'histoire.

Le "masque" est présenté dans la salle de réunion comme s'il avait toujours fait partie des reliques importantes de l'Académie. Le premier à en avoir fait l'objet d'études et de recherches approfondies a été Dilvo Lotti qui, à partir de la seconde moitié des années quatre-vingt du siècle dernier, l'a porté à la connaissance des savants, supposant dès le départ une relation possible avec les moulages faite à la mort de l'Empereur par les deux médecins présents sur Sant'Elena, Francis Barton et Francesco Antommarchi. Dilvo Lotti est allé droit à l'origine de la distribution, reconstituant également les relations et les contacts qui ont eu lieu entre les Buonaparte de Corse et ceux de San Miniato. Il a recherché parmi les personnalités de l'époque celles qui auraient pu jouer un rôle dans la présence du précieux héritage de San Miniato. Au début, ce qui aurait pu être le protagoniste a été identifié en Pietro Bagnoli, poète tuteur du Grand-Duc Léopold II à Vienne et qui avait rencontré Napoléon. Pietro Bagnoli, de San Miniato, un poète important est parmi les fondateurs de l'Accademia degli Euteleti en 1822, c'est-à-dire un an seulement après la mort de Napoleone Buonaparte.
Le poète et chanoine Pietro Bagnoli est peut-être entré en possession du précieux casting, le transmettant immédiatement à l'Académie naissante. Une autre hypothèse que Lotti croyait était basée sur le voyage documenté M d'Antonio Canova, auteur de divers portraits importants de l'empereur, de Possagno à Rome en novembre 1821 et sur une hypothétique escale à Florence. Telles sont les hypothèses, tout à fait correctes et logiques il faut le dire, sur lesquelles s'est concentrée l'attention de Dilvo Lotti à une époque où il n'avait connaissance d'aucun document. Le voyage de Canova à Rome, avec l'arrêt hypothétique mais crédible à Florence, coïncide en outre avec la période pendant laquelle le Dr Francesco Antonmarchi est également à Florence, documentée d'octobre 1821 à janvier 1822. Le masque aurait été à la disposition d'Antonio Canova pour un déjà projetait une sculpture de célébration, mais Canova a renoncé à la commande en raison de sa santé. Le masque reste-t-il à Florence ? Si tel est le cas, le jeune grand-duc Léopold II, conscient de la relation de Napoléon avec San Miniato, en a peut-être fait don à Pietro Bagnoli et cela peut l'avoir transmis à la naissante Accademia degli Euteleti. Dilvo Lotti, en tant que peintre qu'il était, a combiné le masque d'Euteleti avec des portraits des différents peintres de l'époque, notant à certaines occasions une similitude remarquable, comme avec le portrait de Napoléon par Andrea Appiani. Pour les portraits qu'il dédie à Napoléon, Lotti prend lui-même comme modèle le masque des Euteleti.

C'est précisément en cherchant des relations avec les autres masques mortuaires de l'Empereur qu'une nouvelle voie s'est ouverte. Le masque Euteleti diffère des autres masques funéraires connus. Le visage plein, fleuri et soigné du masque de San Miniato ne semble pas coïncider avec les descriptions de l'apparence physique de l'empereur dans les derniers jours de sa vie sur l'île de Sant'Elena. Cela nous amènerait à penser à un moulage effectué sur une personne vivante. L'hypothèse peut donc être avancée, encore à prouver, que le masque de l'Accademia degli Euteleti montre le visage d'un jeune Napoléon en pleine activité qui n'a pas eu le temps de subir des heures de pose pour satisfaire les demandes continues de portraits officiels. C'est aussi une hypothèse correcte. Mais quelque chose ne colle pas. Si nous émettons l'hypothèse de la présence du Masque à l'Euteleti depuis sa création, nous devons nous demander pourquoi un érudit comme Giuseppe Rondoni, Euteleta, ne le mentionne pas dans son livre «Mémoires historiques de San Miniato» de 1891. Dans le livre Rondoni consacre un paragraphe à la famille Buonaparte, mais ne mentionne pas l'héritage. Même l'historien Humbert Pierantoni dans son écrit sur la Nouvelle Italie publié à Paris le 16 novembre 1933 intitulé « San Miniato : berceau des Bonaparte » ne fait aucune mention du Masque. Pouquoi? Tout simplement parce que le masque n'était pas encore à l'Euteleti.

Aujourd'hui, nous savons que le masque est devenu une partie du patrimoine de l'Académie Euteleti grâce à un don. Un don important qui voit d'autres personnages comme protagonistes. Le premier est le président de l'Académie de l'époque, le chanoine Francesco Maria Galli Angelini, qui signe une lettre sur papier à en-tête adressée au professeur Flaminio Bertoni où, datée du 28 juin 1951, il écrit «Son sig. Professeur, j'ai l'honneur de vous informer que samedi dernier, par l'intermédiaire d'un de nos concitoyens résidant à Milan et s'intéressant à nous, nous avons reçu le masque mortuaire de l'Empereur Napoléon Ier en excellent état, dont vous avez bien voulu nous faire don ». Concluant ainsi la lettre : « Avec les salutations que MM. Monsieur et Madame Gaioni me chargent de vous les envoyer». L'autre protagoniste de l'histoire est le peintre Antonio Luigi Gajoni. Une nouvelle route à suivre s'ouvre qui n'est pas moins intéressante que la première. Anton Luigi Gajoni (Milan, 1889 - San Miniato, 1966) était un peintre très important, il a vécu et travaillé à San Miniato de 1940 à 1966, l'année de sa mort. Il a été professeur au Séminaire épiscopal, membre de la Caisse d'épargne de San Miniato, membre ordinaire de l'Académie Euteleti. Gajoni a vécu à Paris de 1928 à 1940. Dans la capitale française, il est entré en contact direct avec les grands de l'avant-garde et surtout avec ces artistes italiens qui formeront un groupe exposant sous le nom d'"Italiens de Paris". Parmi les noms illustres figurent ceux de De Chirico, Savinio, Campigli, Severini, Paresce, De Pisis, Tozzi et autres.

C'est dans ce groupe d'Italiens vivant à Paris dans les années 1930 qu'il rencontre et se lie d'amitié avec le sculpteur Flaminio Bertoni (1903-1964), qui travaille pour la société automobile Citroën. Après l'occupation de la France par les nazis, la famille Gajoni s'installe à San Miniato où vivent les proches de sa femme Lina. L'amitié avec les époux Gajoni et l'origine du Masque de la donation de Flaminio Bertoni est également confirmée par les héritiers Bertoni eux-mêmes. Au cours des études que j'ai menées sur Gajoni, j'ai trouvé une lettre qui nous fournit une confirmation supplémentaire qu'il était le lien avec Flaminio Bertoni. Alors que Gajoni était à Gênes pour peindre les fresques de l'église de SS.ma Annunziata di Sturla, il écrivit au chanoine Galli-Angelini le 29 juillet 1950 pour l'informer de son travail dans l'église et à un certain moment nous lisons: «Je bonne nouvelle : Napoléon est à Milan (M. Benvenuti, via Salvini, 1 Milan). Je ne sais pas ce que mon ami a manigancé, il dit que c'est un spécimen qui semble provenir du musée de Cluny». Son ami est Flaminio Bertoni qui livre ou fait livrer le Masque au domicile de M. Benvenuti, "notre concitoyen résidant à Milan et s'intéressant à nous" auquel le chanoine Galli fait référence dans sa lettre de juin 1951 et qui fait en sorte qu'il soit envoyé à San Miniato en "excellent état". Les recherches sur le Masque de l'Euteleti reprennent du Musée de Cluny.

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Napoléon.


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 Sujet du message : Re: masque de San Miniato
Message Publié : 14 Juin 2023 9:14 
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Inscription : 09 Nov 2005 14:28
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Ah oui, Lecolley... Félon et faux-cul !!! :11:

Sinon, une sculpture sur bois... Que dire ? Cela dit, il est plus proche du Rusi que de l'antokiki ! :diablotin:


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